Vulcano

Vulcano è l’isola più vicina alla Sicilia, da cui dista solo 18 miglia ed è la più meridionale della Isole Eolie. Dista appena 1600 metri (10 minuti di aliscafo) da Lipari, da cui è separata da un canale poco profondo; da Salina circa 5 miglia (20 minuti di aliscafo): da Filicudi circa 17 miglia (50 minuti); da Alicudi circa 25 miglia (1 ora); da Panarea circa 11 miglia ( 40 minuti); da Stromboli circa 19 miglia (45 minuti).
Dall’osservazione di una cartina fisica emergono subito i tre rilievi principali, ossia i 3 crateri che hanno costituito l’isola: quello più a sud, antichissimo, è spento fin dai tempi preistorici ed ha formato la cima più elevata, il Monte Aria, che raggiunge i 500 metri e accoglie sui pendii la maggior parte delle case esistenti sull’isola; il secondo rilievo (391 m.) è detto Gran Cratere della Fossa ed alterna periodi di attività a periodi di quiete; il terzo rilievo, Vulcanello, è il più giovane, emerso nel 183 a.C. dal mare, facendo, come racconta Plinio, una grande strage di pesci.
In origine quest’ultimo rilievo costituiva una piccola isola a sé. In seguito si unì a Vulcano con un piccolo istmo formato dalla sua stessa lava, che ha creato due baie con due spiagge di sabbia nera.
L’isola nella sua circonferenza è un susseguirsi di insenature diverse per la varietà e la bellezza degli scenari. Le pendici del vulcano, come buona parte dell’isola, sono ricoperte da una folta macchia, dove prevale un particolare tipo di Ginestra tipica delle Eolie e delle isole Ponziane.
Nei mesi estivi, infatti, l’isola si riveste di una varia colorazione determinata proprio da questa rigogliosa fauna.
Nella zona del porto è presente una sorgente termale dalle cospicue proprietà terapeutiche.

La storia

gran cratereAi tempi dell’antica Grecia l’isola di Vulcano veniva chiamata Hierà, che vuol dire “sacra”, ma anche Thermessa, “calda”, per via dei fenomeni vulcanologici che rendono il suolo caldo in tutte le stagioni.
Probabilmente per questi fenomeni i Greci e i Romani la consacrarono al dio del fuoco, Efesto per i primi e Vulcano per i secondi. Da quel tempo, il vulcano è rimasto pressoché a riposo, limitandosi alla sola attività fumarolica, costituita da esalazioni ad alta temperatura di vapore acqueo, zolfo e anidride carbonica che si sprigionano dal cratere e dalle fessure del terrazzo ed impregnano l’aria dell’odore acre di zolfo.
Molte grotte scavate nel tufo, dette Grotte dei Rossi, fanno pensare che la sacralità del luogo derivava adll’usanza si seppellire i morti vicino al dio Vulcano per avere facilitato il passaggio all’aldilà.
Di sicuro in passato l’isola fu abitata da schiavi e forzati, costretti all’estrazione di allume e zolfo, fino al tempo dei Borboni. In seguito l’isola fu acquistata dall’inglese Stevenson, che continuò lo sfruttamento delle miniere, ma l’ultima eruzione del 1888 lo fece fuggire dalla sua villa detta “il Castello dell’inglese”, situata proprio nel pianoro do Vulcano, accanto ai fanghi. Prolungata fino al 1890, quest’eruzione fu caratterizzata dal lancio di proiettili di materiale effusivo di grandi dimensioni.
Gli abitanti rimasti si dedicarono alla pastorizia nella zona pianeggiante e alla pesca nel borgo di Gelso.

 



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